Un santo per tutte le stagioni

La poliedrica figura di Antonio abate è uno degli esempi più significativi di come il santo cristiano sia un personaggio mutevole, capace di adattarsi ai diversi contesti sociali e culturali e di rispecchiare gli ideali e le aspirazioni di una comunità. La Vita di Antonio di Atanasio di Alessandria e la Vita di Paolo di Girolamo, i testi più antichi sul santo, ci consegnano un ritratto di eremita austero, che realizza il suo percorso di perfezione nella sottomissione del corpo, con le sue bassezze, alle esigenze dello spirito. La fuga nel deserto, lontano dagli altri uomini e dalle brutture del mondo, serve a sperimentare la possibilità di un uomo diverso, che vive già nella contemplazione dello splendore del cielo. Egli è sentito perciò da tutto il monachesimo occidentale come il padre fondatore della propria scelta di vita, radicalmente alternativa alla società degli uomini.

Nei secoli del basso medioevo e poi dell’età moderna, Antonio assume soprattutto la veste del guaritore da diverse malattie, e in particolare dall’ergotismo, che ancora oggi viene chiamato anche «fuoco di s. Antonio». Nelle rappresentazioni del santo questa sua capacità è ricordata dalla presenza del fuoco. Il passaggio da eremita a taumaturgo avviene in concomitanza con la nascita e diffusione di un nuovo ordine religioso, quello dei Canonici regolari di s. Antonio, che gestiscono una ricca rete di ospedali in tutta Europa. Sotto la protezione di Antonio si sviluppa un sorprendente connubio tra scienza e devozione, cure mediche e assistenza spirituale.

Più recente è lo sviluppo di una diversa componente. Il maiale che spesso accompagna Antonio nelle raffigurazioni rinvia probabilmente all’allevamento dei suini praticato in modo speciale dai canonici antoniani. L’eremita del deserto si è trasformato così, paradossalmente, in un santo patrono dell’allevamento, diventando una figura di riferimento universalmente nota presso le comunità rurali. Ma oggi si assiste a una ulteriore trasformazione: non più gli animali da allevamento, utili ai lavori dei campi o per l’alimentazione, ma gli animali da compagnia. La tradizionale benedizione degli animali, che riuniva i contadini il 17 gennaio, viene sempre più spesso rivolta a cani, gatti o conigli domestici. Antonio incarna così, in concorrenza con Francesco d’Assisi, la nuova sensibilità animalista ed ecologista del mondo contemporaneo.

Daniele Solvi

 

Coralba Colomba, Sant’Antonio abate. La tradizione testuale (PDF)

Coralba Colomba, La festa di sant’Antuono a Macerata Campania: i canti e gli attributi del santo tra agiografia e folclore (PDF)

Marco Papasidero, La figura della donna: dalle agiografie antoniane alla festa di Macerata Campania (PDF)

Marco Papasidero, Il maiale nell’iconografia antoniana e nella tradizione (PDF)

Marco Papasidero, Il fuoco nell’iconografia antoniana e nella tradizione agiografica (PDF)

Marco Papasidero, Il culto di sant’Antonio abate tra medioevo ed età moderna (PDF)

Alessandro Serra, I luoghi di culto intitolati a sant’Antonio abate (PDF)

Alessandro Serra, La diffusione della festa di sant’Antonio abate nel territorio italiano (PDF)

.

Per saperne di più: The feast of Sant’Antuono in Macerata Campania between tradition and reinterpretation / La festa di Sant’Antuono a Macerata Campania tra tradizione e reinterpretazione, edited by / a cura di Claudia Santi, Lugano 2020.